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Il rituale Emulation

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Messaggio  Admin Gio Dic 27, 2007 6:10 pm

Il Rito Émulation
I fondamenti della regolarità tradizionale

Il Rito Emulation, risultato dell'esperienza rituale di molteplici fonti, rappresenta la "pacificazione" fra l'antica e la nuova Massoneria e appartiene a tutti quei Fratelli che lo adoperano come uno strumento di regolarità iniziatica e spirituale.

Di Eduardo Allodoli [ da Massoneria Oggi Anno IV n.5 Settembre – Ottobre 1997]

Joseph De Maistre, uno dei massoni più notevo¬li fra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo, affermava: "Tutto rivela che la Libera Muratoria volgare sia un ramo staccato e forse corrotto di un tronco antico e rispettabile" (1).
Alla fine del XVII secolo si trovavano a Londra molte Logge dove predominava l'elemento ope¬rativo, ed altre in cui dominava l'elemento spe¬culativo. Ognuna di queste, comunque, era posta sullo stesso piano, come dimostra la più antica denominazione "Free and Accepted Mason". Nel 1717 quattro di queste Logge giudicarono op¬portuno eleggere un Gran Maestro (2) nella persona di Antony Sayer, gentiluomo, creando una Gran Loggia permanente, innovazione che ai suoi tempi sembrò illecita e che non rientrava nella tradizione massonica. Tre di queste Logge erano formate da una maggioranza operativa, l'ultima, a cui appartenevano Desaguliers, Payne e Anderson era formata per lo più da spe¬culativi e prese rapidamente la direzione della nuova confraternita. Pur considerando la coeva esistenza "da tempi immemorabili" delle Logge di Scozia e d'Irlanda, dove la trasformazione moderna della Massoneria seguì una parallela e personale evoluzione, dalla Loggia di An¬derson, la "Groose and Gridiron", sono derivate, direttamente o indirettamente, tutte le Logge del Globo. Il tema della deviazione di cui parlava De Maistre e che René Guénon riprese affermando: "Si ha troppo presente sovente il torto di pensare soltanto alla Massoneria moderna, senza riflettere sul fatto che quest'ultima è sem¬plicemente il prodotto di una deviazione" (3).
In che cosa consiste questa deviazione, reale o presunta che sia? Secondo il De Maistre nell'abbandono della matrice cristiano-cattolica dell'antica Massoneria operativa.
Il De Maistre, che, come tutti sanno, fu uno degli ideologi della Restaurazione europea, vedeva nella visione tollerante e cosmopolita della Massoneria un potente strumento di riunifica¬zione delle varie sette cristiane. La sua tesi era che la divisione del cristianesimo, e la conse¬guente caduta di autorità del Papa, avevano prodotto da una parte il dispotismo dei regnanti, meno legati all'etica cattolica che all'egoismo privato, e dall'altra la reazione rivoluzionaria dei popoli. La proposta del De Maistre, di una federazione teocratica dei regnanti attorno al Papa, di cui la Massoneria doveva farsi tramite, non teneva conto dell'ormai irreversibile tra¬sformazione della Massoneria stessa, sempre più lontana dall'adeguazione exoterica ad una religione qualsiasi, e del suo connotarsi come spiritualità exoterica rispetto ad un suo specifi¬co esoterismo. La visione tradizionale, infatti, comportava un'adesione ad un dato contesto re¬ligioso locale come base o supporto di un esote¬rismo che, pur trascendendo qualsiasi inferiore connotato religioso, necessitava di un inquadramento etico-sociale, una forma esteriore rac¬chiudente l'essenza interiore.
Il momento storico dell'attuale evoluzione-involuzione è caratterizzato da una crisi profon¬da di ogni componente materiale, psichica, mo¬rale, spirituale dell'umanità nell'attesa di un rinnovamento che forse ci porterà a riiniziare un cammino antico eppur nuovo nelle sue forme.
La Massoneria nel suo attuale ripollulare da un antico tronco ha caratteri effettivamente nuovi, che pur devianti dalla tradizione dell'evo più antico ne rappresentano tuttavia lo stesso volto. Le sue caratteristiche di cultualità senza dogmi, di religiosità senza intermediari, di ritualità sacramentale senza adorazio¬ni né venerazio¬ni, ne fanno un unicum che non abbisogna di alcun contesto exoterico esterno.
René Guénon ci presenta un'altra deviazione, cioè l'allontanarsi dalla intima connessione fra il mestiere e la forma spirituale che gli è propria. L'attuale predominio degli speculativi in Massoneria non inficia comunque la presenza anche congrua di una minoranza di operativi che assicurano, sul piano storico, la permanenza di una specifica forma-essenza. Ma ogni massone partecipa, con piena coscienza, alla costru¬zione universale di un tempio simbolico, in cui l'opera della mente e dello spirito sostituisce quella materiale.
Questo processo di rinnovamento ciclico nella tradizione ha avuto il suo momento cruciale nella creazione del Rito Emulation che rappre¬senta la pacificazione fra l' antica e la nuova Massoneria, il nuovo patto fra operativi e speculativi.
Robert Ambelain, uno dei maggiori storici della Massoneria, sostiene che: "A forza di distribuire dei certificati di regolarità o di rifiutarli la Gran Loggia Unita d'Inghilterra, derivata dalla Gran Loggia di Londra e di Westminster, che era ini¬zialmente la Gran Loggia di Londra, ha finito di far credere che solo lei sia regolare" (4).
Le ricerche dei Fratelli Clementi Edwin Stretton e Thomas Carr provarono che James Anderson, che era Cappellano di Loggia, nel 1714 iniziò delle conversazioni sulla Massoneria con alcuni gentiluomini (rifiutando l'accesso ai massoni operativi) ed alla fine di quell'anno, forse a S. Giovanni d'inverno, cominciò ad iniziare alcuni di questi e cioè: "Georges Payne, Gran Maestro della nuova Gran Loggia di Londra nel 1720; Jean Théophile Desaguliers, pastore protestante di origine francese; Antony Sayer assistente dell'architetto Christopher Wren; il Duca di Montagu che succederà a Payne come Gran Maestro; Johnson, un medico che pretendeva degli onorari per l'esame fisico dei profani; Entick, gentiluomo; Stuart, un avvocato".
È da notarsi che i Cappellani nella Massoneria operativa officiavano, su richiesta, su questioni puramente religiose e non appartenevano alle Logge se non esternamente. Ad essi non si richiedeva che una promessa di discrezione e non c'erano motivi di comunicar loro i segreti del mestiere e le parole di passo. Solo più tardi si crearono le cosiddette Logge di Jakin in cui si istruivano i Cappellani, che comunque non po¬tevano superare il 2° grado. Non essendo Anderson Maestro di Loggia, non poteva quindi trasmettere l'iniziazione massonica e fondare una Loggia.
Le attività ambigue di Anderson attirarono l'at¬tenzione degli operativi. Nel settembre del 1715 alcuni di essi si recarono presso Anderson, richiedendogli la parola di passo che avrebbe permesso loro di frequentare i lavori della sua Log¬gia alla Taverna dell'Oca e dello Spiedo, ma Anderson la rifiutò. Il rifiuto allertò la comunità operativa di Londra, che interdisse la Loggia illegittima. Anderson e gli altri sette irregolari ricostituirono immediatamente una nuova Log-gia, la "Lodge of Antiquity", che fondò altre Logge, tutte irregolari come la prima. Sir Christopher Wren, il grande architetto inglese, autore della cattedrale di S. Paolo, che nel 1716 era Gran Maestro annuale dell'Antichissima ed Onorabile Confraternita dei Liberi Muratori, si rifiutò di riconoscere la Lodge of Antiquity e la sua discendenza, che decise allora di costituire un'altra Gran Loggia eleggendo un altro Gran Maestro.
Oltre alle gravissime irregolarità iniziatiche, si addebitarono ad Anderson le seguenti alterazio-ni della Massoneria primitiva:
- di aver ridotto a due (Apprendista e Maestro) gli antichi gradi operativi, che erano sette;
- di aver iniziato un Apprendista senza il novizia¬to di sette anni, od al minimo cinque, passandolo al grado di Compagno un mese dopo;
- di aver soppresso due dei tre Maestri che di¬rigevano la Loggia, contentandosi per la carica di Sorvegliante di semplici Compagni;
- di aver cambiato l'orientazione della Loggia, mettendo il Venerabile all'Oriente, mentre la tradizione operativa lo metteva all'Occidente;
- di avere (ma solo nel 1730) introdotto il gra¬do di Maestro Massone con il rituale della morte di Hiram, che gli operativi non conoscevano affatto e che sembrava loro un rituale necro-mantico;
- di aver introdotto il grado di Ex-Venerabile, di cui non si vedeva l'utilità, facendo inoltre ombra all'autorità del Secondo Maestro, ossia il Primo Sorvegliante.

Clement Stretton, nella sua opera, afferma che questi avvenimenti furono registrati nella Guild Minute Book of Lodge Saint Paul, conservati negli scantinati della loro sede sociale. Questi archivi erano accessibili ai soli detentori del VII° grado della Massoneria Operativa, al quale era sta¬to elevato il 2 ottobre 1908 in qualità di "Terzo Maestro Massone della divisione di York". La notizia fu attestata anche da J. M. Hamill, Bi¬bliotecario aggiunto della Gran Loggia Unita d'Inghilterra. Le prime rivelazioni di Stretton, poi continuate da Thomas Carr, furono pubblicate sui Quaderni della Gran Loggia di Ricerca n.° 2429, appartenenti alla Gran Loggia Unita d'Inghilterra. Negli Statuti Andersoniani del 1723 (art. IV°) si evince chiaramente che la dizione Maestro di Loggia indicava una funzione amministrativa superiore, ma non un grado massonico trasmes¬so ritualmente.
Gli studi di Goblet d'Alviella (5) dimostrano come la Gran Loggia di Londra ritenesse il grado di Compagno come l'ultimo della Libera Muratoria, in quanto non conosceva il rituale di 3° gra¬do Questo grado non fu introdotto che più tar¬di, non per iniziativa autonoma della Gran Log¬gia di Londra, ma di alcune singole Logge. L'evoluzione si compì lentamente e solo nel 1738 la Gran Loggia di Londra accettò e sanzio¬nò ufficialmente questa introduzione.
Le recriminazioni degli operativi e la lenta infil¬trazione di alcuni di loro produssero tuttavia dei cambiamenti. Alla fine del 1733 cominciarono ad apparire sul "Bill of the Lodges" delle Logge di Maestri Liberi Muratori, composte da Mae¬stri che si riunivano per conferire ai Compagni il 3° grado della Libera Muratoria.
Nel 1738 la Gran Loggia stabilì ufficialmente la gerarchia dei tre gradi. Non sappiamo quale fos¬se il rituale di conferimento del terzo grado della Gran Loggia di Londra, né se fosse stato inse¬rito il mito Hiramitico, come risulterebbe da alcu¬ne testimonianze. Samuel Prichard, un massone che non vedeva di buon occhio i nuovi rituali, si scagliò contro le innovazioni della Gran Loggia di Londra dichiarando:"I miei Fratelli colpevoli hanno sviluppato la superstizione e le fantasticherie inutili nelle Logge per le loro pratiche e le loro recenti affabulazioni. Dei rapporti allarmanti, delle storie di spiriti malvagi, delle stregonerie, degli incantesimi, delle spade sguainate e delle camere oscure hanno prodotto il terrore.
Ho deciso di non mettere più piede in una Log¬gia, a meno che il Gran Maestro non metta termine a questi processi con una pronta e perentoria ingiunzione a tutta la Fraternità" (7).
Per quanto riguarda l'inserimento del mito Hiramitico lo stesso Prichard, in un'altra lettera, ci offre delle preziose informazioni: "Raccontano delle strane e vane storie a proposito di un albero che sarebbe sortito dalla tomba di Hiram, con delle foglie meravigliose ed un frutto di mostruosa qualità, per quanto nel contempo essi non sappiano né quando né dove morì, e non ne sappiano più nulla sulla sua tomba che su quella di Pompeo" (Cool.

Per la leggenda di Hiram Habif consultare la sezione dedicata.
Hiram Habif

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